Cari amici ebrei di sinistra,
cari amici ebrei di destra,
quello che leggerete nelle prossime righe è un appello per la sopravvivenza.
Sopravvivenza di un popolo che è arrivato miracolosamente alla data di oggi e che rischia pericolosamente di implodere.
Il nostro popolo è noto per le differenze di pensiero. Le mappe mentali così diverse tra loro ci hanno da sempre fatto crescere.
I 4 figli della hagadà hanno ognuno il loro modo di interpretare la storia, le dodici tribù hanno ognuna il suo modo speciale di servire D-o.
Il popolo ebraico si è alimentato della diversità di opinione, si è nutrito delle differenti correnti di pensiero.
La discussione, la divergenza di punti di vista, è una delle colonne portanti che ha tenuto in vita il nostro popolo.
L’univocità di pensiero non fa parte del dna ebraico.
I profeti si sono opposti ai re, Mosè ha discusso con D-o.
Il Talmud non è altro che il risultato di interminabili discussioni e argomentazioni.
In questo ultimo periodo però qualcosa si è rotto. Le discussioni non sono più semplici scambi, ma dardi avvelenati. Le opinioni sono diventate mattoni che erigono muri tra chi la pensa in maniera diversa.
Per salvare a parole i migranti, stiamo spaccando davvero il nostro popolo.
Per decidere la politica di Israele seduti ai tavolini del bar e su Facebook, dividiamo davvero gli ebrei in buoni e cattivi.
Per commentare la politica di un presidente americano, gettiamo al vento 3300 anni di storia di sopravvivenza,
Stiamo sbagliando qualcosa.
Non è per questo che D-o ci ha fatto arrivare fin qua. Non per vedere il Suo popolo esaurirsi a vicenda su discussioni sterili che, oltre al rumore della tastiera, non portano a nessun reale cambiamento nel mondo.
Non per vederci scannare sui social media e catalogare le persone come direzioni stradali, destra, sinistra.
Non per vedere il Suo popolo darsi da fare per affondare la barca con le proprie mani, quella barca che miracolosamente ha resistito fino ad oggi alle tempeste peggiori. Non siamo ancora qui per spaccarci in correnti di pensiero così vorticose da creare mulinelli letali per la nostra nazione.
Se siamo giunti fino a questo momento della storia dell’umanità è perché D-o sa che possiamo dare un valore aggiunto.
È perché ha fiducia in noi, Suo popolo, che non ci perdiamo in ondate di parole inutili su cose che là fuori qualcuno sta già decidendo.
No. Noi siamo qui per fare, per fare progredire, per immettere luce, valori, esempi.
Siamo qui per unire gli individui sotto all’ombrello dei principi universali che noi stessi abbiamo insegnato al mondo.
Siamo qui per dire quello che gli altri non sono in grado di pronunciare.
L’anima degli ebrei, di tutti gli ebrei indistintamente, riceve la vitalità dal livello più profondo e alto di D-o.
Due di noi hanno tre opinioni, ma quello che conta è la nostra essenza. Uguale, indistinta, indifferenziata. Un’essenza che non guarda a destra e a sinistra ma solo in alto, verso Chi l’ha creata.
Il nostro santuario è stato distrutto perché gli ebrei invece di unirsi contro i loro nemici si sono divisi all’interno. Non rendendosi conto che quando facciamo così, quando ognuno si siede al suo tavolo e rifiuta di sentire cosa sta dicendo l’altro, quando si urlano le nostre diatribe e i nostri conflitti su facebook, nei programmi televisivi, nelle testate giornalistiche, facciamo il gioco del nostro nemico. Lo aiutiamo. Non deve fare altro che stare a guardare.
Centimetro dopo centimetro creiamo noi stessi le falle che rischiano di fare affondare la nave che ci ha portato in salvo.
Hillel e Shamai possedevano ognuno lenti diverse, a base di pietà e di rigore, attraverso le quali guardare il mondo. Ognuno di loro interpretava la legge a modo suo. Se avessero vissuto oggi avremmo avuto le magliette con ‘io sto con Hillel’ e ‘solo Shamai ha ragione’. Ci sarebbero stati raduni, messaggi collettivi, provocazioni, da parte di uno e dell’altro gruppo. Ai loro tempi invece la diversità di pensiero era opportunità di crescita. Oggi non saremmo chi siamo senza le loro discussioni che come arbitro ne hanno avuto uno di eccezione.
D-o stesso.
Che a un certo punto disse: sia queste che quelle rappresentano la parola divina.
Quello che avete letto è un invito.
Invito a stare insieme, al confronto pacifico, allo scambio civile di opinioni diverse.
Siamo accerchiati da nemici a destra e a sinistra. Non spacchiamoci tra destra e sinistra.
Siamo pochi, ma quando siamo uniti diventiamo tanti piccoli, infinitesimi miracoli di sopravvivenza. Solo insieme la luce fioca di ognuno può diventare una luce potente.
Gheula Canarutto Nemni
Tutto vero, Gheula. Gli ebrei nei secoli sono stati litigiosissimi. Adesso però mi pare che non solo tra gli ebrei, il veleno e l’odio che spargono i sinistri sia molto maggiore di quello dei destri. Vedi la politica italiana, il presidente Trump, Netanyahu.
I media, la maldicenza, grave peccato secondo la Torà.
Non che i destri siano tutti stinchi di santi. Nel mondo ebraico però mi pare tendano più a farsi i …fatti propri, parecchio più dei sinistri…
Bellissime parole! Non sono ebrea, ma vedere il livello di certe diatribe mi rattrista comunque. Am Israel Chai non dovrebbe essere solo uno slogan, ma un impegno di rispetto tra le varie parti. Come dici con parole giuste, si deve tendere all’alto, più che a destra e sinistra.