13 gennaio 1898. Un giornalista pubblica una lettera aperta intitolata ‘J’accuse’ sulla prima pagina del quotidiano francese L’Aurore. Accusa esponenti dell’esercito francese di aver voluto, per svariati e ingiustificabili motivi, mettere alla gogna e poi condannare senza prove né logica, un soldato, un ufficiale. La storia spiegherà con una sola motivazione l’accanimento cieco contro quell’uomo. Egli era ebreo. L’antisemitismo strisciava contro la liberté, fratenirté, égalité e prendeva il sopravvento, ostacolato solo da poche voci fuori dal coro. Come quella di Emile Zola in difesa di Alfred Dreyfus. 31 gennaio 2014. Un giornalista pubblica un post intitolato ‘Vicky Christina Jerusalem’ sulla rivista inglese The Economist. Scarlett Johansson è sul banco degli imputati per non essersi tirata indietro nella campagna pubblicitaria della Soda Stream, azienda che produce piccoli apparecchi domestici per la gazzosa casalinga. La Soda Stream è situata in un punto del globo molto hot, oltre che per la temperatura, per via della definizione geo politica. West Bank. Ossia l’unica parte di terra a questo mondo messa in discussione dopo una guerra di conquista. M.S, l’autore dell’articolo, accusa la Johansson di una colpa terribile. Fare da testimonial per una azienda israeliana colpevole di dare lavoro a più di 500 palestinesi. La storia avanza, la civiltà progredisce, la globalizzazione è irrefrenabile. A gennaio, come a febbraio, marzo, aprile e in ogni altro giorno dell’anno. Nel 1898, nel 2014 e in qualunque insieme di numeri si fermi il calendario. L’antisemitismo è sempre lì. Sotto le spoglie della giustizia francese, camuffato da strenuo difensore dei diritti di certi umani (i siriani, i coreani, i cinesi, non smuovono il cuore di questi idealisti). Quanto alla gente che accuso, non li conosco, non li ho mai visti, né ho contro di loro né rancore né odio. Sono per me solo entità, spiriti di malcostume sociale. E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell’umanità che tanto ha sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta non è che il grido della mia anima (Emile Zola). A noi ebrei non rimane che continuare la sua passione anticonformista. Raccogliere la sua eredità e quella delle poche voci fuori dal coro della storia. Dare voce alla nostra anima e combattere il buio della storia con la nostra arma più potente. La luce della Torà.
Gheula Canarutto Nemni