D-o creò il mondo con la sola severità. Poi vide che nulla e nessuno avrebbe potuto sopravvivere nemmeno per mezzo minuto e vi unì la compassione, la pietà. Bontà e rigidità, pietà e severità avrebbero dovuto imparare a convivere, formando un’emulsione in grado di mantenere in vita l’intero universo. Dopo dieci generazioni D-o mandò il diluvio, distruggendo l’intero creato. Quando finì, Noach, Noè, mandò fuori dall’arca un corvo per controllare a che livello fosse scesa l’acqua. Il corvo era un volatile serio, severo, con poca propensione alla compassione. Il corvo volò sulla terra, poi tornò indietro. Noè allora mandò la colomba. Alla seconda ricognizione, tornò indietro con un ramo di ulivo in bocca.
Settantasette anni fa prendeva piede in Europa un movimento basato su ordine, disciplina, l’eliminazione sistematica dalla società di tutto ciò che era considerato inutile. Una severità portata all’estremo che ha dato origine alla peggiore macchina omicida mai esistita. Il nazismo. Dopo la guerra le democrazie hanno tentato la fuga da questa rigidità ad oltranza. Iniziava l’era dell’uguaglianza a tutti i costi, della bontà trasformata in buonismo, della condanna per chi spara per legittima difesa, del rilascio per buona condotta di chi ha ucciso a sangue freddo.
Quando D-o creò il mondo lo costruì in modo che non potesse sopravvivere senza severità e pietà in un equilibrio armonico.
Quando Noach mandò i volatili fuori dall’arca, scelse di fare volare prima il corvo, simbolo di severità, sopra alla terra. Solo dopo le regole, le leggi uguali per tutti, la moralità senza compromessi, la colomba avrebbe potuto rientrare con un ramo di ulivo, simbolo di pace, in bocca.
Abramo era chessed, bontà assoluta. Convinto che tutto si potesse ottenere con amore e dolcezza. Isacco era severità, gvurà, ad oltranza. Strenuo fautore delle misure rigide per raddrizzare ogni cosa.
Poi venne Giacobbe e riunì dentro di sé le qualità dei propri avi. Le rimescolò, ottenendo tiferet, splendore.
Pochi giorni fa a Roma, in Vaticano, in una piazza in cui si è abituati a sentire parlare di pace, di fratellanza e d’amore, sventolavano le bandiere nere, rosse, bianche e verdi. Quelle stesse che sventolano durante i funerali d’onore riservati ai terroristi. Un rappresentante di queste bandiere stava seduto in prima fila, fiero del proprio soprannome ‘angelo di pace’.
La severità ad oltranza ha lasciato dietro di sé sei milioni di morti innocenti.
Ma la bontà illimitata trasforma i terroristi in angeli.
Insegna Maimonide, se sei buono con chi è crudele, finirai per essere crudele con chi è buono.
Gheula Canarutto Nemni
Quel non-pastore lì ha abbandonato anche il suo di gregge, quello è l’amministratore di una multinazionale.