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La famiglia Karnowski

By Luglio 22, 20135 Comments
israel Joshua Singer

israel Joshua Singer

Di cognome fa Karnowski. Di nome David. Di fatto, come molti prima, durante e dopo di lui, un ebreo alla ricerca affannosa dell’equilibrio segreto. Quel bilanciamento perfetto tra lingua del posto parlata in maniera impeccabile, cultura approfondita sulla storia, la filosofia e le scienze, e quella religione antica a cui appartiene. La famiglia Karnowsky potrebbe anche chiamarsi famiglia Cohen, Ginzburg o Levi. E’ una famiglia tipica ebraica. Con le proprie abitudini, i propri dubbi, i propri lessici famigliari, il proprio modo di vivere lo shabat, il proprio modo di interpretare il kasher, il proprio modo di vedere D-o. E’ una famiglia che inizia con un capostipite David, che non vuole più saperne di quei “selvaggi, bifolchi, oscurantisti e retrogradi” chassidim, quegli ebrei ancora non benedetti dal lume della ragione come lo sono invece tanti ormai nella Germania moderna. E’ un capostipite che, nella propria ricerca della “buona, vecchia, aurea, via di mezzo” dà al figlio due nomi. Moshe, col quale l’avrebbero chiamato alla lettura della Torah quando sarebbe stato più grande e Georg, un nome tedesco da usare nella vita di tutti i giorni. “Sii un ebreo a casa tua e un uomo quando ne esci” gli augura in ebraico e in tedesco a otto giorni di vita.  Il figlio cresce ogni giorno più conscio del proprio nome tedesco e sempre meno di quello ebraico. Al momento di scegliere una moglie, prende Teresa, un’infermiera bionda che con i Karnowski non condivide nessuna storia e destino passati. Il padre David ricerca tra le proprie macerie di vita la colpa che genererà dei futuri nipoti non ebrei. “Siamo goyim in casa ed ebrei per strada” gli  rivela un maestro. Qualcuno là fuori, nella Berlino degli anni ’30 è sempre troppo pronto a ricordargli la propria essenza nonostante il tedesco impeccabile e le poesie recitate meglio dei germanici stessi. Israel Joshua Singer muore nel 1944. Le leggi razziali le fiuta dagli stati Uniti, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita. I suoi personaggi così colmi di dubbi millenari sembrano dotati di poteri veggenti. “Mio D-o, che cosa ci è successo?” domanda sopraffatto dal dolore Georg a Colui nel quel non aveva mai creduto,” dopo che il  figlio avuto dalla moglie non ebrea gligrida in faccia “Giudeo!”. “Allora forse, alla fin dei conti, avevano ragione quei chasidim assolutamente non al passo coi tempi” pensa disperato David. La buona, vecchia, aurea via di mezzo, così inseguita, non è per gli ebrei una via di mezzo. Ma una via senza ritorno.  Lo leggi tutto d’un fiato questo romanzo di Israel Joshua Singer. E la tua testa annuisce mentre dagli occhi sgorgano lacrime. Perché “nonostante tutto siamo ancora qui”. Questa volta non sei tu a parlare dell’importanza di continuare a seguire la Torah e le mizvot per poter continuare a parlare del futuro ebraico. “Non si può annientare lo spirito, come non si può annientare il Divino, rabbi Karnowski”, l’ha detto Israel Joshua Singer morto nel 1944.  Questa volta riporti parole che, come le quotazioni di un pittore dopo la sua morte, valgono ogni giorno sempre di più.

Gheula Canarutto Nemni

5 Comments

  • Luciana ha detto:

    Sono passati dieci anni, dalla sera estiva in cui spiegai a mio marito – allora fidanzato – che non sarebbe stata facile mettere su famiglia insieme. Lui non capiva una virgola del mio discorso ma io, dopo due generazioni di matrimoni misti, qualcosa avevo pur imparato sulle incoerenze che prima o poi vengono fuori e possono rendere difficile oppure triste la vita. Siamo stati testardi e, con l’aiuto dell’Alto, una strada comune e possibile c’è ma MAI potrei dire che sia facile e non potrà mai essere una “via di mezzo”. Non si è MAI ebrei a metà ed anche se potrebbe sembrare un’ovvietà, c’è chi ci rimette la serenità mentre non lo comprende.
    I chassidim? Dei gran simpaticoni!! 🙂

  • Scake ha detto:

    Ho terminato questo libro due settimane fa e per non perdermi niente ho appena preso in biblioteca “I fratelli Ashkenazi” che molto ritengono sia il suo capolavoro. Bella recensione, viene da dentro.
    Scake

  • Anonimo ha detto:

    CARA RITA SPERO CHE D TI AIUTI A SUPERARE QUESTO MOMENTO, IO HO PERSO TUTTI E DUE I GENITORI NON PER VOI, E DOPO QUASI UN ANNO DAL LORO DECESSO, HO SENTITO E ANCORA LI SENTO MOLTO VICINO A ME E QUANDO LI SOGNO SEMBRANO COSI VERI
    RICORDATI UNA COSA E SPERO CHE TU ABBIA UNA FEDE INCROLLABILE CHE IL MONDO TERRENO E IL MONDO SPIRITUALE SONO MOLTO VICINI, UN FILO INVISIBILE MA COSI INTENSO E VERO
    SPERO CHE D TI DIA LA POSSIBILITA DI SENTIRLI SEMPRE VICINO A TE COME STA SUCCEDENDO A ME
    CIAO E FORZA
    NON SEI SOLA
    MAI
    RICORDALO

  • gheulacanarutto ha detto:

    Rita, non trovo più il tuo numero. Volevo chiamarti. Mi dispiace così tanto per il tuo papà, la fortuna di avere una figlia come te lo accompagnerà in eterno

    Inviato da iPhone

  • Rita ha detto:

    Gheula, amica mia, avevo gia’ in mente di acquistarlo e grazie al tuo scritto ne sono ancora piu’ convinta. Sono con il mio papa’ e lui sta per volare via. Ho il cuore straziato e prego HaShem di cullarlo dra le sue braccia quando le mie non saranno piu’ con lui. Ti stringo forte. Rita

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