Tra pochi giorni le matzot saranno sulle nostre tavole. Laveremo la lattuga, bolliremo le uova, arrostiremo colli di polli o cosce di agnello. Riempiremo quattro bicchieri, canteremo, ricorderemo le dieci piaghe, il pane che non aveva fatto in tempo a lievitare, la spaccatura del mare. Trasmetteremo ai nostri figli quello che i nostri genitori hanno trasmesso a noi, tramandandoci quello che i nostri avi hanno continuato a insegnare senza mai interrompere né modificare il messaggio. La prima sera racconteremo che la matzà che stiamo mangiando è in realtà fede allo stato puro che stiamo assorbendo. La seconda sera spiegheremo che la nuova quantità di matzà che stiamo masticando si trasformerà in salute fisica e spirituale per l’intero anno che poi vivremo. Dagli ebrei nessuna festa è solo occasione di festeggiamento. Si è allegri, felici, si sta in buona compagnia, si mangia e si beve. Ma tutto questo è solo un contorno. Un piccolissimo dettaglio nel quadro di ciò che si sta svolgendo. Ogni celebrazione è fonte di insegnamento. Seduto intorno a un lunghissimo tavolo sul quale stanno poggiati quegli strani pezzi di pane azzimo, il popolo ebraico ricorda a se stesso che la libertà non è solo una parola da urlare come slogan nelle manifestazioni. E’ un concetto che va tramandato, fatto assorbire, scorrere nelle vene, nostre e delle generazioni future. La libertà è quell’insieme di atti che continui a svolgere anche se sono passati più di tremila anni da quel momento. Anche se da allora è arrivato il rinascimento, l’illuminismo, la celebrazione dell’uomo e la derisione di tutto questo. Libertà è continuare a cantare alla fine di ogni seder che l’anno prossimo si starà tutti insieme a Gerusalemme. D-o incise le lettere sulle tavole dei dieci comandamenti. Nella Torà sta scritto charut. Non chiamarlo charut (incisione) dicono i nostri maestri, ma cherut, libertà . Non è una semplice incisione quella che D-o fece quando ci diede la Torà, tutto quell’insieme di leggi, regole, tradizioni, obblighi e proibizioni. Non, non fu solo un’incisione. Ma una vera e propria dichiarazione di indipendenza. La libertà di trovare nel pane azzimo fede e salute oltre all’acqua e alla farina. Libertà è pensare e comportarsi in maniera autonoma rispetto al resto del mondo.
Pesach Kasher vesameach
Gheula Canarutto Nemni