Caro figlio,
mi domandi come sia possibile che l’antisemitismo sia ancora oggi così vivo dopo migliaia di anni, per quale motivo il mondo non abbia ancora smesso di odiarti, mi chiedi il perché di un pregiudizio così forte ed ininterrotto nei tuoi confronti.
Là fuori sentirai delle giustificazioni, qualcuno proverà a dirti che le motivazioni per un astio profondo si devono trovare per forza anche in chi lo subisce, ti proveranno a spiegare il loro odio con il fatto che il popolo a cui appartieni è sempre stato tra i più ricchi del mondo e che in molti erano e sono ancora, gelosi di quella ricchezza. E forse tenteranno di risvegliare in te un senso di colpa per depistarti.
Le vere risposte però non provengono mai da fuori, da chi non ti conosce davvero. Per capire la verità devi cercare dentro a te stesso, nella tua storia, all’interno delle pagine che i tuoi antenati hanno offerto al mondo.
Tutto è iniziato con la caparbietà del tuo patriarca Abramo, nella sua ricerca incessante di D-o e nella sua condivisione del monoteismo con i suoi contemporanei, uomini che si inchinavano ad idoli e statue.
E’ continuato con il suo anticonformismo, con la sua ricerca di ospiti da sfamare nel deserto, con la sua brama di fare del bene, mentre intorno le città di Sodoma e Gomorra bruciavano a causa della malvagità nei confronti del prossimo.
Suo figlio Isacco ha proseguito la strada del padre, donando all’umanità la forza spirituale di mettere da parte se stessi in nome di un bene superiore.
Giacobbe, con il suo rifiuto di adeguarsi alle pratiche commerciali disoneste di Labano e con la sua eterna lotta con il fratello Esaù, simbolo di coloro che recludono D-o in angoli remoti della propria vita.
Giuseppe, venduto come schiavo in una terra sconosciuta, condannato ingiustamente alla prigione, che non si perse d’animo e continuò ad alimentare la propria fede in D-o, diventando il vice del faraone.
E poi i tuoi padri sono arrivati davanti al Monte Sinai e lì, in mezzo al deserto, D-o ha scelto il tuo popolo come portavoce della Sua legge e dei Suoi valori.
In quel momento sei diventato parte di una nazione di lottatori per i diritti civili,
di liberatori di schiavi al settimo anno di schiavitù,
di contadini che fanno riposare la terra,
di allevatori a cui è imposto per legge il rispetto degli animali e della natura,
di datori di lavoro che non possono ritardare il salario dei propri lavoratori nemmeno di un giorno.
Nella tua storia re e leader semplici pastori sono diventati re e leader, scelti per i propri meriti e non per la classe sociale di appartenenza.
Da allora il welfare sociale non è più una scelta discrezionale e chi guadagna ha l’obbligo di contribuire alla società con il 10% degli utili prodotti.
Nelle famiglie i mariti si impegnano con un contratto matrimoniale a rispettare le mogli, a mantenerle, ad onorarle più di se stessi.
Le donne del tuo popolo sono state profetesse, giudici e non hanno mai smesso di trasmettere ai propri figli il coraggio di credere, anche se questa perseveranza è stata ripagata per migliaia di anni con persecuzioni e condanne.
Appartieni a individui polemici, dubbiosi, sperimentatori, incapaci di accettare lo status quo delle cose. Sognatori, visionari, per i quali i limiti sono il prossimo traguardo da superare.
La tua nazione crede nella sacralità della vita a ogni costo, nel valore del respiro anche del nemico più agguerrito.
Quando tra la maggior parte delle persone regnava l’analfabetismo, i padri dei tuoi padri scrivevano poemi, libri, trattati legali e di astronomia. L’istruzione, lo studio, la conoscenza sono stati gli ingredienti quotidiani con cui hanno nutrito se stessi e i loro figli.
E’ un pilastro del credo a cui appartieni sapere che D-o ha scelto l’essere umano come partner per migliorare il Suo creato.
La tua fede si basa sulla consapevolezza che ognuno, da Mosè all’uomo più semplice, nasce con lo scopo e la capacità di fare del mondo un posto superiore rispetto a quello che si è trovato.
Nel Talmud, nell’ambito di una disputa legale, un rabbino disse: che i muri dell’edificio crollino se ho ragione. E i muri crollarono. Che i muri tornino integri se la ragione sta dalla mia parte, disse l’altro. E i muri si raddrizzarono. Cosa faceva D-o mentre i Suoi figli discutevano sulle sue leggi? Venne domandato al profeta Elia. D-o rideva e diceva: mi hanno vinto i miei figli, mi hanno vinto i miei figli.
Gli ebrei, questo popolo così inviso e odiato, sono figli di un D-o che li sfida a superarLo.
Figlio mio, quando ti domandi perché l’antisemitismo scorra ancora nelle vene dell’umanità, per quale motivo questo odio atavico rimanga immutato sia quando gli ebrei vivono in maniera aderente alla propria legge, sia quando tentano di assimilarsi e di fare dimenticare chi sono, perché il mondo disprezzi gli ebrei sia quando sono ricchi sia quando sono poveri (sì perché di ebrei poveri ce ne sono purtroppo tanti),
la risposta la trovi nelle pagine della tua storia, nel modo di vivere, nei principi e valori che il popolo ebraico ha introdotto nell’umanità e difeso a costo della loro vita stessa.
Il dittatore tedesco che assassinò sei milioni dei tuo i fratelli disse che gli ebrei hanno causato due ferite all’umanità: la circoncisione come ferita sul corpo e la coscienza come ferita dell’anima.
Ricordati,
chi la pensa diversamente,
chi insegna che non c’è bisogno di un tramite per parlare con D-o,
chi rompe gli schemi e cerca di smuovere gli individui dallo status quo in cui si trovano,
chi non rinuncia ai propri valori anche nei momenti in cui crederci significa essere totalmente controcorrente,
è un elemento scomodo per le società.
Nel mondo servono masse appiattite e silenti per governare senza intralci.
Se continuano a odiarti sii felice.
Significa che non hai ancora smesso di darti da fare, che stai continuando a fare sentire la tua voce, che stai continuando il lavoro scomodo iniziato dai tuoi antenati, quello di essere senza compromessi la coscienza viva del mondo.
Gheula Canarutto Nemni