24.000 studenti di rabbi Akiva. 24.000 individui con opinioni diverse. 

Ognuno ascoltava il maestro e pensava, ah senza dubbio è questo ciò che intende. 

Si volevano bene questi studenti, erano discepoli di un rabbino il cui motto era ‘ama il tuo prossimo come te stesso’. 

Fu proprio questo amore profondo a portare alla loro morte.

 Soffrivano profondamente nel vedere che i compagni possedevano una interpretazione delle parole di rabbi Akiva, così diversa dalla propria.

 Se dovevano amare gli altri come se stessi, dovevano fare di tutto per allineare il pensiero dell’altro al proprio. Altrimenti sarebbero stati degli egoisti, ad avere trovato la strada vera e a tenersela solo per se stessi.

 Così pensavano gli studenti di rabbi Akiva, studiavano e cercavano di imporre la propria strada interpretativa, agli altri. Amavano così tanto da morire, puniti per questo eccesso d’amore che tenta di allineare.

 Finché arrivo’ Rabbi Shimon bar Yochai, studente di rabbi Akiva. 

Capi’ e insegno’ che la realtà possiede infinite sfaccettature perché la materia non vive di vita propria, ma non è’ altro che la manifestazione profonda dell’infinito.

 Proprio in queste opinioni così diverse, in questa capacità di percepire in maniera differente qualcosa che sembrerebbe uguale agli occhi degli umani e alla loro mente, sta la dimostrazione che la materia sebbene limitata, prende vita dall’infinito e li’ anela a tornare.

 Per questo corriamo ogni giorno con obiettivi materiali in testa. Ma lentamente, col passare degli anni, capiamo che la felicità vera arriva da qualcosa che non possiamo spendere. Ne’ toccare. 

Per questo cresciamo, cambiamo fisicamente, invecchiamo. Eppure una parte di noi ci accompagna inalterata lungo il cammino.

 Per questo dimentichiamo che dietro al corpo materiale c’è un’anima che pulsa identica alla nostra e riusciamo a giudicare gli altri attraverso solo ciò che vediamo e sentiamo. 

Gli studenti di rabbi Akiva amavano i propri compagni come se stessi. Come un genitore ama un figlio e cerca di insegnargli l’amore per la musica e per la matematica, pensando che ciò che piace a loro piacerà sicuramente anche al figlio. 

Venne rabbi Shimon e disse. C’è l’io, il tu e il loro perché la materia è’ definita e ben limitata. 

Ma ognuno deve cercare di scoprire il noi, quell’anima fatta di spirito che condividiamo. 

Allora le diverse opinioni diventeranno sfaccettature colorate di un diamante attraversato da un raggio di luce. 

L’infinito percepito dalle diverse materie intellettuali. E alla fine siamo un tutt’uno. 

Se solo una singola persona manca dal popolo ebraico, la presenza divina, la shechina’, non puo’ manifestarsi, disse rabbi Shimon.

 Gli studenti di rabbi Akiva lo capirono e smisero di morire. Se solo un pensiero diverso dal nostro sparisse, noi, noi stessi, non saremmo più quello che siamo. 

Gheula Canarutto Nemni 

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