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Le ultime volontà di Amit, una delle vittima della tragedia di Stresa

Pubblicato il | Attualità

Ieri mattina delle famiglie sono uscite di casa sorridendo alla vista del cielo blu e del sole che vi splendeva. Così bello, da apparire un peccato sprecare una giornata del genere, dopo mesi in cui il sole lo si guardava solo attraverso la finestra. Aspettative, spensieratezza, l’aria frizzante primaverile e perché no, una gita al lago. E già che ci siamo, un giro in funivia, per recuperare una frazione infinitesimale del tempo perduto nell’ultimo periodo. In macchina si canta, i bambini litigano, la mamma dice fate i bravi, tra un po’ arriviamo, la giovane bisnonna sorride all’impazienza di quei piccoli che ha appena riabbracciato  dopo lunghi mesi  di distacco.

Salgono sulla funivia, la vista del lago di Stresa,  il verde delle montagne, le porte si chiudono. Qualche minuto  dopo, un tonfo. La cabina cade a terra e le anime di 14 persone salgono verso quel cielo blu.

Pochi mesi fa Amit Biran, 29 anni, una delle vittime della tragedia, era stato fermato da un giovane rabbino che gli ha chiesto di prendere una buona decisione per aggiungere luce nel mondo. ‘Prendo su di me di stare di più con la mia famiglia, di essere più paziente con i miei figli e di non fare passare mai un giorno senza che io abbia messo i tefilin’.  Quando succede una tragedia, bisogna guardarsi dentro. Imparare quello che si può dagli eventi, per cercare di diventare migliori.

Amit ci ha lasciato una lezione di vita.

Cercate di stare il più possibile con le persone che amate, ci ha detto, niente è più importante degli affetti che ci circondano, né il lavoro, né la carriera, né i messaggi sul cellulare, né l’ultimo video di Netflix.

E quando state con la vostra famiglia, cercate di cogliere il bello di ogni attimo. Fa niente se i bambini litigano un po’, fa niente se i pigiami e i giochi sono buttati per terra. Ascoltate le loro risate, sorridete alle loro bravate, cambiate prospettiva e angolatura con la quale guardate questi momenti.

Prendo su di me di mettere i tefilin ogni giorno, ha detto Amit. Prendo su di me di non fare passare un’intera giornata senza che abbia contribuito al benessere della mia anima e ad aggiungere un raggio di luce nell’universo, così Amit aveva deciso. Perché la vita è completa solo quando ci si ricava spazio per lo spirito, oltre che per la materia.

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, disse Ungaretti.

Siamo fragili. L’abbiamo sempre saputo. Nel nostro subconscio vibra costante il sentimento della precarietà. Siamo di passaggio, un tunnel, più o meno corto, che unisce il momento dell’arrivo a quello della partenza. A tutto c’è rimedio, a parte al tempo che passa e non ritorna più. Ogni attimo in cui siamo ancora attaccati all’albero della vita è un così grande miracolo, afferriamolo forte questo istante e non lasciamo che ci sfugga di mano.

Dedicato alle vittime della tragedia di Stresa

Gheula Canarutto Nemni

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