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Io sto dalla parte di chi difende il popolo palestinese

Pubblicato il | La Bibbia e noi

Dall’inizio del conflitto ad oggi, in Afghanistan ci sono state più di 100.000 vittime. In Siria i morti sono in totale più di 400.000 e probabilmente in queste ore sono anche aumentati. Nello Yemen dal 2015 ad oggi sono morte 233.000 persone.

Solo quest’anno, in Messico, ci sono state 50.000 vittime delle guerre tra le fazioni che controllano i traffici di droga. Nel Sudan sono morte tra le 50.000 e le 400.000 persone, lì non si può nemmeno sapere chi è morto.

Dietro a questi numeri stanno vite umane perse per sempre, famiglie distrutte, bambini massacrati, tragedie umanitarie, orsacchiotti bruciati, infanzie strappate, madri che muoiono di fronte ai figli, padri che non torneranno più a casa.

Sono numeri enormi, ai quali è difficile associare un’immagine nella nostra mente. Ci ho messo molto tempo per trovare questi dati. Non è stato facile avere informazioni relative ai conflitti in atto in questo istante nel mondo. Bisogna sfogliare le pagine del sito dell’Onu, cercare luoghi specializzati sui conflitti mondiali.

Se scrivi conflitto su Google, ti esce in automatico Il Conflitto, quello tra Israele e i palestinesi.

Ho domandato a mia figlia cosa ne pensa di questa discrepanza e mi ha risposto: sembra quasi che ci sia differenza tra il valore della vita di una persona e quella di un’altra, a seconda della zona del mondo in cui vive. Mi sono vergognata.

Mi sono vergognata dell’ipocrisia che insegniamo ai nostri figli.

Mi sono vergognata dei due pesi e delle due misure che applichiamo in maniera quasi inconscia, agli esseri umani. Vivi in Sudan o in Messico? La tua vita quasi non vale.

Stiamo allevando generazioni incapaci di difendere una persona che viene assalita davanti ai loro occhi, ma pronte a bruciare le bandiere di Israele e a urlare ‘morte agli ebrei’ senza sapere nemmeno cosa sia un ebreo.

Stiamo alimentando l’incoerenza, l’incapacità di valutare con obiettività, stiamo dando forza alla parzialità. E all’antisemitismo. Già, all’antisemitismo.

Non state difendendo i diritti dei palestinesi in quanto esseri umani.

Perché altrimenti sareste scesi in piazza a urlare slogan contro tutti quei regimi terroristici che trucidano nel silenzio del mondo.

State difendendo i palestinesi perché dall’altra parte c’è in gioco il diritto alla vita e all’esistenza degli ebrei. E questo, come da migliaia di anni, vi dà ancora molto, ma molto fastidio.

Quando vi sarete tolti dal cuore e dall’animo l’odio che vi porta a commemorare i nostri morti e a condannare a morte i nostri vivi, quando nel mondo noi ebrei ci sentiremo sicuri a indossare la nostra kipà senza timore di venire assaliti, picchiati, massacrati, dai tifosi della guerra e ideologi dei conflitti che vanno di moda, scenderemo in piazza con voi a dimostrare per difendere i diritti dei palestinesi. A vivere in una democrazia, a poter esprimere il proprio pensiero. A potere dire di no ai terroristi che nascondono arsenali e rampe di lancio dei missili nel cuore dei centri abitati, nei posti più affollati.

Quando il valore di ogni essere umano sarà uguale ai vostri occhi, quando il diritto alla vita di un bambino ebreo, sudanese, siriano, palestinese, vi porterà nelle piazze con lo stesso fervore, ci uniremo a voi per invocare la pace, quella vera, in terra.

Shalom

Gheula Canarutto Nemni

 

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